Adozioni
L’esperienza adottiva è particolare e complessa sia per i figli che per i genitori, si configura come un percorso, un processo che coinvolge tutti i suoi membri e si snoda lungo l’intero arco dell’esistenza; ogni famiglia adottiva esiste e si racconta a modo suo, ciascun incontro è unico. L’adozione non sancisce un punto di arrivo, rappresenta una ripartenza in cui è necessario co costruire uno spazio famigliare nuovo, possibile solo e soltanto se ciascun membro si individua, si differenzia nel proprio percorso personale per poi condividere ed incontrare gli altri membri della famiglia in modo autentico.
L’adozione è un incontro fra storie relazionali passate che non vanno dimenticate, rimosse, oscurate. Sono storie che vanno illuminate, condivise, elaborate. Sono storie che, se restano nel silenzio, nel segreto, possono produrre dolore, sofferenza, distanza fino ad arrivare in alcuni casi al rifiuto. Ed è soprattutto nella fase preadolescenziale ed adolescenziale dei figli che queste difficoltà iniziano a manifestarsi; impegnati nel percorso di costruzione della propria identità, i ragazzi sentono il bisogno di significare ed integrare la propria esperienza di vita passata, l’appartenenza alle origini che siano conosciute e o no necessita e preme per essere vista, riconosciuta ed integrata. Difronte a questo i genitori si ritrovano a volte impreparati e inadeguati e si produce un cortocircuito relazionale.
La complessità di questa esperienza relazionale, determinata spesso ma non sempre da un passato traumatico e/o sofferente, a volte può comportare problematiche psicologiche che posso sfociare in forme di disagio psichico sia per i genitori che per i figli. E’ fondamentale nel lavoro clinico considerare che le relazioni precedenti l’adozione sia dei figli che dei genitori contribuiscono alla creazione del presente del nuovo nucleo famigliare. Di ciò che è accaduto prima si può e si deve parlare. Il comportamento attuale di ciascun membro è influenzato dalle esperienze e relazioni passate, vissute o mancate, e da tutte le emozioni connesse. Nel presente coesistono due mondi relazionali reali separati solo temporalmente.
Figli e genitori possono accogliersi solo se sentono di poter fare spazio, elaborare e condividere vissuti, emozioni ed esperienze precedenti al loro incontro. Il silenzio, il segreto, la colpa, la paura di ferire, la paura dell’abbandono, l’impotenza, l’inadeguatezza, la ricerca delle origini sono alcune delle tematiche che incontro nel mio lavoro clinico in questo campo.
La nuova famiglia adottiva riuscirà a definirsi ed individuarsi in uno spazio relazionale nuovo solo quando ognuno sentirà di poter esistere come individuo con le proprie appartenenze, esperienze, domande, richieste, bisogni. L’esperienza adottiva è sicuramente trasformativa e riparativa nella misura in cui il passato viene costantemente e continuamente integrato e connesso al presente. Obiettivo della terapia è contrastare la negazione, il segreto, il silenzio così da favorire una progressiva integrazione e una piena elaborazione coinvolgendo tutti i membri delle famiglie, d’origine e adottiva.