L’importanza di ascoltare e comprendere le emozioni disturbanti nelle nuove generazioni

L’IMPORTANZA DI ASCOLTARE E COMPRENDERE LE EMOZIONI DISTURBANTI NELLE NUOVE GENERAZIONI

L’IMPORTANZA DI ASCOLTARE E COMPRENDERE LE EMOZIONI DISTURBANTI NELLE NUOVE GENERAZIONI

«Da almeno dieci anni sottrazione dalla società, e attacco al corpo, sono diventate le modalità con cui le nuove generazioni esprimono il disagio e il ritiro è l’equivalente maschile dei disturbi alimentari femminili. Esprimono la sofferenza che nasce dal terribile mix fra vuoto identitario e assenza di prospettive future».

È una lettura scomoda quella che offre Matteo Lancini, psicoterapeuta e presidente della Fondazione Minotauro, che sottolinea la stretta relazione fra difficoltà dei giovani e fragilità degli adulti.

La causa del vuoto identitario e della sfiducia nel futuro?

È il vuoto di chi ha dovuto intercettare i bisogni di adulti (genitori, scuola) che dicono di fare tutto per te ma in realtà non lasciano esprimere le emozioni che li disturbano. Fin dalla tenera età rabbia, paura e tristezza sono state negate come se i ragazzi non dovessero provarle: sono esprimibili solo le emozioni che vanno bene agli adulti. L’assenza di prospettive non dipende solamente da questioni politiche o ambientali ma da questa negazione.

Spesso si dà la colpa a Internet, social e videogiochi…

I ragazzi vanno in Internet per ridurre il senso di solitudine che sperimentano con gli adulti, e poter comunicare. È vero che c’è un abuso ma non è Internet ad averli catturati. Non difendo Internet ma non tollero che in una società dove tutti vivono su Internet i divieti riguardino solo i ragazzi. È un “pianto” digitale che rivela la fragilità degli adulti e la centratura di chi pensa a sé dicendo che pensa a te. Chi vuole chiudere Internet cominci da se stesso. Il ritiro sociale non dipende da Internet. Internet è una difesa e ha consentito a ragazzi ritirati di non impazzire del tutto.

I ragazzi fuggono soprattutto dai coetanei. Perché?

Perché sentirsi soli in mezzo agli altri è molto peggio che sentirsi soli in stanza o in Internet. Me lo dicono tutti i giorni. La relazione con gli altri è faticosa: bisogna esporsi e per ragazzi con un vuoto identitario le delusioni possono essere devastanti. E poi sono stati educati a mettere al primo posto l’autonomia.

Cosa bisognerebbe fare?

Gli adulti dovrebbero mettersi in un ascolto profondo e scomodo, costruire relazioni autentiche. È il tema che ho affrontato nel libro “Chiamami adulto. Come stare in relazione con gli adolescenti” che uscirà il 25 marzo. Tuo figlio ti dirà cose da mettersi le mani nei capelli ma quando le emozioni sono legittimate si abbassa il fattore di rischio mentre la paura che non trova una forma di espressione diviene violenza.

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